La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

venerdì 5 dicembre 2008

Domenica 19 novembre

Il cielo e’ dominato dal colore rosso-cupo della luna.
Il mare ha un aspetto singolare.
L’ aria e’ calda. Insopportabilmente calda, nonostante sia meta’ novembre.
Una torrida estate di San Martino.
Arrivano odori acuti, si odono sfrigolii simili a quelli che mandano la spada arroventata del Santo protettore dei mendicanti al contatto con l’ umidita’ dell’ aria.
Calma totale, assoluta.
Sul mare, in lontananza, luci di navi petroliere dirette verso la raffineria di Corrasi, di cui si vedono le torri con i loro cimieri di fuoco.
Troppa calma.
Pieno presentimento di temporale.
Improvvisamente un rombo cupo, profondo, simile a quello di un maglio che si abbatte sul terreno. La terra trema al centro.
Il cielo diventa nero profondo e pesanti nuvole coprono la luna. Uno squarcio di luce lo attraversa e illumina la zona fino ad allora avvolta da fittissime tenebre, tali da non far vedere un oggetto a distanza di un passo.
Dal mare arriva la furia estrema del libeccio.
Onde furiose si riversano sulla spiaggia fino a coprirla e a sfiorare la litoranea che da Castle porta alla Sun Residence, una lottizzazione di Caput Mundi, un paese non molto lontano dalla citta’ capoluogo di regione.
Cade una pioggia torrenziale, le fanno compagnia tuoni e fulmini.
L’ automobile di Melanie corre veloce sulla litoranea.
Nonostante la visibilita’ sia quasi nulla, Melanie, sicura ed esperta guidatrice, pigia il piede sull’ acceleratore. Ha fretta di tornare a casa.
Peter l’ aspetta.
E’ tornato dopo un mese di assenza. Era in viaggio per un reportage-inchiesta sugli aiuti alle popolazioni africane coinvolte nella guerra civile.
Nelle comunicazioni e-mail ha raccontato delle atrocita’ tra i diversi gruppi etnici coinvolti nel conflitto.
Peter e’ stato prevalentemente in Sudan, nel Darfur, che ha continuato a essere attanagliato dal conflitto e dall'insicurezza, entrambi favoriti dal proliferare di armi e di gruppi armati. Ha scritto che i servizi di sicurezza hanno impiegato forza letale contro dimostranti pacifici, comprese persone che protestavano contro la costruzione della Diga di Kajbar, nel Sudan settentrionale. Almeno 23 persone sono state condannate a morte e di sette ha avuto luogo l'esecuzione. La libertà di espressione è stata limitata e giornalisti sono stati detenuti come prigionieri di coscienza. Nel Sudan meridionale sono continuate le detenzioni arbitrarie. Ha raccontato che gruppi armati hanno inoltre compiuto violazioni dei diritti umani, comprese uccisioni deliberate di persone catturate e altre uccisioni illegali, detenzioni illecite di oppositori e presa di ostaggi.
Ha descritto come le principali parti coinvolte nel conflitto hanno compiuto violazioni delle norme internazionali sui diritti umani e del diritto internazionale umanitario, tra cui uccisioni illegali, detenzioni arbitrarie, attacchi a operatori ed equipaggiamenti umanitari, tortura e maltrattamenti, e presa di ostaggi. Lo stupro, ha scritto, ha continuato a essere un fenomeno diffuso, specialmente ai danni di donne e ragazze sfollate che raccoglievano legna da ardere al di fuori dei loro campi. Ha anche descritto che le mutilazioni genitali femminili hanno continuato a essere praticate sistematicamente nel Sudan settentrionale.
Melanie ricorda i terribili racconti di Peter e corre verso casa immaginando l’ incontro con il suo uomo e la notte d’ amore che l’ aspetta.
Un mese di lontananza e’ stato duro.
Nelle comunicazioni e-mail, nelle conversazioni in video-chiamata con Skype non hanno mai parlato della lontananza fisica, corporea, del dover stare a letto da soli, della mancanza di sesso.
Melanie ha fretta di arrivare. Da gas. Non ha paura della pioggia e dell’ asfalto viscido.
La luce dei fari illumina la strada bagnata che rimanda un cupo e triste riflesso che si proietta sugli arbusti lungo strada, tormentati, straziati, martoriati, martirizzati dalla furia del libeccio. Si possono ascoltare i gemiti dei rami e delle foglie martirizzati e suppliziati dalle violente raffiche.
Le onde del mare lambiscono i bordi d’ asfalto e talora l’ attraversano buttandosi nella laguna che confina con la strada, una scura lingua che corre tra due mondi d’ acqua.
La vettura corre su un cuscino d’ acqua. Talvolta perde aderenza, ma Melanie controlla la corsa dell’ auto senza problemi. La macchina fila con velocita’ incalcolabile, davanti a riprese di pioggia torrenziale e di vento che si succedono rapidamente e che, pur non essendo uguali nella violenza, sono sempre piu’ forti di qualunque altro temporale che si fosse vista fino ad allora nella zona.
L’ auto e Melanie sono davanti al cancello di casa, che si apre lentamente sotto l’ azione del telecomando.
La luce del salotto e’ accesa.
Mentre parcheggia l’ auto Melanie sente, nonostante il rumore dei tuoni e della pioggia i Beatles
‘’Paperback writer
Paperback writer, writer
Dear Sir or Madam will you read my book,
It took me years to write will you take a look?
It’s a dirty story of a dirty man
And his clinging wife doesen’t understand.
His son is working for the Daily Mail,
….
[Scrittore di libri tascabili/scrittore di libri tascabili, scrittore di libri tascabili/Egregio signore o gentile signora/ non vuol leggere il mio libro/Mi ci sono voluti anni per scriverlo/Non vuoi darci un’ occhiata?/ E’ la sporca storia di uno sporco uomo/Ossessionato da una moglie/Che non lo capisce./Suo figlio lavora per il ‘’Daily Mail’’/…]
Scende.
Corre verso la porta d’ ingresso.
Apre.
Tuono violento.
Un lampo accecante illumina a giorno il giardino e la casa.
Manca la luce. Buio totale.
La canzone s’ interrompe.
Entra.
- Peter sei in casa?
Silenzio.
Totale.
Assoluto.
- Peter dove sei?
Nessuna risposta.
Come avanza, dopo il primo passo, ancora un rombo cupo, profondo, simile a quello provocato dal rapido e subitaneo movimento di una gualchiera, che prende a battere con i suoi magli la stoffa per infeltrirla.
E’ dentro casa. Cammina a tentoni per la mancanza di luce.
Ecco un improvviso aiuto: ‘’ignes fatui’’ arrivano dalla porta veranda che da’ sul giardino a guidare i suoi passi, ritmati da un lento, malinconico, mesto, triste, sconsolato suono di tamburi.
- Peter?
La luce di un fulmine illumina una grande maschera appoggiata sul tavolino del salotto.
Le lampade si riaccendono.
Cessa il tambureggiare.
Lo sguardo di Melanie va sul tavolino. Solo riviste e un libro. E’ come l’ aveva lasciato la mattina. La maschera non c’ e’.
Tutto in ordine.
Nella casa si diffonde la voce di Woody Guthrie
The radio reported, we listened with alarm
The wild and windy actions of this great mysterious storm
From Albuquerque and Clovis, and all New Mexico
They said it was the blackest that ever they had saw.
From old Dodge City, Kansas, the dust had rung their knell
An few more comrades sleeping on top of old Boot Hill
From Denver, Colorado, they said it blew so strong
They thought that they could hold out, but they didn’t know how long.
….
[Acoltavamo preoccupati la radio mentre raccontava/ L’ imperversare implacabile e tumultuoso di questa grande tempesta misteriosa/ Da Albuquerque e Clovis, e attraverso tutto il New Mexico/ Dicevano che quella era la peggior tempesta mai vista./ La polvere suono’ la campana a morto nella vecchia Dodge City, in Kansas/ Per alcuni compagni che abbiamo seppellito sulla Collina degli Stivali/ Da Denver, nel Colorado, ci dissero che la tempesta soffiava cosi’ forte/ Che non sapevano per quanto tempo ancora avrebbero potuto resistere.]
- Peter dove sei? Giochi a nascondino?
Va di sopra dove c’ e’ la camera da letto e lo spogliatoio.
Nessuno.
Melanie ha la sensazione di non essere sola.
Porge bene l’ orecchio a mobilitare tutte le energie dell’ udito. Non capta nulla, a parte il fruscio del vento fra le fronde degli alberi del loro giardino e di quelli dei vicini, lo scroscio della pioggia sull’ erba del prato e lo scricchiolio di rami e foglie suppliziati, martoriati dalle folate della bufera. Dalle finestre vede solo un buio nero, interrotto dai lampi, che alita verso la casa dalle fauci del cielo. Le arrivano poi gli odori antichi di terra impregnata d’ acqua.
Di sotto, forse dallo studio di Peter, una roca voce recita :
‘’Comunque il tempo e’ arrivato a spiegare
L’ Eternita’ dorata
E’ come l’ ornamento iridescente di radianti candele
Smetta
Quando smette la mente
Perche’ lo so com’ e’ morire
Smettere l’ attivita’ mentale, un giorno sono morto
Veramente, svenuto; mi chinavo odoravo
Legavo i fiori nel giardino del cosmo
Dell’ accogliente casa floreale di mia madre
…’’
‘’Poesia’’ di Jack Kerouac, una delle preferite di Peter.
Si precipita in salotto.
Nessuno.
Vuoto.
Silenzio.
Non tuona piu’. Ha smesso di lampeggiare. La pioggia si e’ fermata.
Calma totale, assoluta.
Troppa calma.
Pieno presentimento di disgrazia.
Un’ ombra bassa e scura passa d’ un tratto nel perfetto silenzio sopra la sua testa, ondeggia sulle tende, quasi toccandole, e passando rende per un istante buio tutto il salotto, ma dopo un momento si allontana, senza il minimo rumore.
In quella frazione di tempo e’ stato come qualcosa abbia coperto tutto di una coltre nera e pesante.
Per un momento nel cuore di Melanie passa il terrore di un prodigioso incantesimo.
Una nenia africana si diffonde per la casa, sembra accompagnare il sommesso canticchiare della laguna, poco distante.
Si alza un leggero vento.
Una finestra sbatte.
E’ quella dello studio.
Apre la porta.
Nella stanza danzano ‘’ignes fatui’’. Illuminano un oggetto sinuoso che ricorda la forma di una maschera, e forse e’ davvero una maschera. Africana.
Melanie d’ un tratto non la vede piu’, non sente piu’ nemmeno il rumore dei suoi passi, ma ha paura di alzare la voce per chiamare Peter. Ha il presentimento che sia proibito alzare la voce perche’, in fondo, non si sente sola in casa, ha la sensazione che qualcuno chissa’ dove la stia aspettando. O forse sta semplicemente in silenzio, immobile, fra le ombre della casa, tenendola costantemente d’ occhio.
Dentro quel silenzio profondo che cala su tutto, a Melanie sembra d’ un tratto di non essere sola a sentire il battito del proprio cuore, ma che ci sia qualcuno, li’ nella casa, che la guarda fisso e che e’ anche in grado di sentire.
La luce degli ‘’ignes fatui’’ illumina altre maschere che danzano al ritmo della nenia.
Accende la luce.
Tutto in ordine.
Il Pc e’ acceso.
Nello schermo una e-mail di Peter:
‘’Non posso tornare, come promesso. Sono trattenuto da un’ improvvisa svolta dell’ inchiesta. Perdonami. Ti voglio bene. A presto. Vale. Peter’’.
Spedita alle 17:17 di oggi, venerdi’ 17 novembre.
L’ ora della telefonata di Peter che annunciava che l’ aspettava a casa.
Si dirige alla finestra e scosta un poco la tenda.
Peter e’ in giardino. Gioca con una piccola torcia con la fiamma viva. Si diverte come faceva a Londra a mangiare il fuoco. Ha le gambe allargate, il braccio teso che tiene la torcia in modo che la fiamma vada verso l’ alto. Poi piega la testa all’ indietro e con mossa veloce porta il fuoco in bocca, la chiude, toglie cosi’ l’ ossigeno che alimento il fuoco, che soffocato si spegne. Tira fuori la torcia spenta.
- Peter non giocare, vieni dentro, dice Melanie affacciandosi.
L’ uomo sparisce come inghiottito dal buio della notte.
Peter riappare alle sue spalle. Adesso gioca con alcuni battutoli di cotone, imbevuti di alcol o di benzina per accendini, accesi. Li passa da una mano all’ altra e poi alternativamente li porta in bocca, estraendoli poi spenti dalla mancanza d’ aria
Melanie sorride all’ esibizione di Peter. Fa per avvicinarsi ma l’ uomo sparisce di nuovo.
Lo studio e’ vuoto.
In giardino si accendono e si spengono ‘’ignes fatui’’. Seguono il ritmo della nenia che e’ aumentato di volume.
Melanie va al telefono.
Muto.
Il temporale ha isolato la zona.
Prova ad usare il cellulare.
Nessun segnale.
Succede spesso quando nella zona di Caput Mundi scoppiano temporali, anche di minore intensita’.
Torna nella stanza di soggiorno e accende la lampada sul tavolo. Sotto quella luce piu’ intensa legge sul quotidiano locale un titolo ‘’Donna uccisa a Sun Residence. Sgozzata mentre infuria un temporale’’. Resta un poco a leggere il giornale, a rimuginare cosa gli convenga fare e a rispondersi che non aveva la minima idea in proposito.
Resta seduta in poltrona, piu’ rigida di una legata a una sedia elettrica.
Si sente invasa da un’ ondata di paura, ma allo stesso tempo si sente cosi’ indolente. Capisce che la sua sorte e’ segnata, e forse non aspettava altro.
Chi ha ucciso la donna? Sono io? Si chiede.
Se sono io, pensa, sono stata uccisa da Peter, o sono stata fatta fuori da qualcuno conosciuto prima del matrimonio. Qualcuno che l’ aveva perduta di vista e che l’ ha ritrovata sposata ad un altro e che non ha mandato giu’ un fatto del genere. Qualcuno che conosce la zona. Qualcuno che l’ odiava follemente. Qualcuno che ha telefonato spacciandosi per Peter tanto da convincerla a correre a casa. Qualcuno che ha inviato l’ e-mail. Qualcuno che l’ ha presa alle spalle, l’ ha sgozzata con una affilata pattadese, poi l’ ha buttata nel lago ed e’ filato via.
Si alza e decide di andare dai vicini. Esce in giardino e si avvia verso il cancello. Solo adesso si accorge che Scott e Honey, i cani di Peter non ci sono.
Li chiama.
Nessuna risposta.
Si avvicina alla cuccia.
Vuota.
Melanie rimane qualche istante ferma, pensando al da farsi. Andare dai vicini o rientrare in casa.
Guarda davanti a se’ e vede che il cancello non e’ proprio chiuso, ma solo accostato. Una stretta fessura e’ tra i due battenti. Forse Scott e Honey terrorizzati dai tuoni e dai fulmini sono scappati per rifugiarsi sotto qualche cespuglio della campagna attorno.
Decide di andare a cercarli.
Dall’ auto prende una torcia a pile per illuminare la zona.
In lontananza sente latrare dei cani. Va in quella direzione che porta alla laguna.
In lei non c’ alcun senso di allegria, nemmeno curiosita’ o un coraggio ardente. Ha dentro di se’ una sensazione grigia, grigia e salda che l’ avvinghia. Sempre li’, su lei, mentre si dirige verso la laguna.
Il corpo di Melanie viene trovato due giorni dopo. La pattadese ha quasi staccato la sua testa.
Sul tavolino del salotto gli investigatori trovano il quotidiano locale con in prima pagina la notizia della donna uccisa a ‘’Sun Residence’’.
La data e’ quella del ritrovamento del corpo: domenica 19 novembre.

21 commenti:

  1. Ciao, ti auguro un buon fine settimana.
    Leggerti è sempre un piacere.

    RispondiElimina
  2. Un racconto incredibile, Pier! Appena ho visto il post, mi sono detta: "E' lungo". Adesso non ho tempo. Torno a leggerlo con più calma."

    E invece l'occhio è scivolato sulle prime righe e sono andata sino in fondo, catturata dalla lettura!

    Bravissimo! Perché non cominci a pensare di fare una raccolta dei tuoi racconti per una pubblicazione?

    Baciotti
    sorellina:)

    RispondiElimina
  3. Piero
    hai una capacità narrativa molto catturante.
    Annarita ha ragione,perchè non le dai retta?
    Ti auguro un sereno week-end.

    RispondiElimina
  4. Pierre trovo tanto di autobiografico.

    Mi sbaglio?

    RispondiElimina
  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  8. Niente di autobiografico se non il nome dei luoghi dei cani e la professione di Peter. Il resto, anche la descrizione del posto e' fantasia.
    Nessuna delle mie ex mogli si chiamava Melanie e tutte sono vive e i cani non sono scomparsi e nella zona nessuna donna e' stata trovata sgozzata, almeno fino ad ora...
    Vale

    RispondiElimina
  9. Si'. Camminare sui carboni ardenti (reali) e mangiare il fuoco sono i miei ''passatempi'' preferiti. Ho imparato a fare questi esercizi quando facevo parte dello staff di Anthony Robbins uno dei piu' famosi coach del mondo. Naturalmente ci vuole preparazione prolungata, concentrazione, poi cammini sui carboni ardenti e mangi il fuoco senza bruciarti.
    Vale

    RispondiElimina
  10. Non capisco la domanda?
    Credo che tu abbia buona memoria.

    RispondiElimina
  11. Mi sono ricordata dei tuoi passatempi,tutto qui!

    RispondiElimina
  12. Buon inizio di gionata, Pier Luigi. Io sono in piedi da un'ora, ma sono andata a dormire alle 4 di mattina!;)

    baciotti
    sorellina

    RispondiElimina
  13. Frome Rome -

    Sorellina. felice e radiosa giornata.
    Questo pomeriggio partiro' per Bari.
    Vale

    RispondiElimina
  14. Dai un bacione alla piccola da parte mia!

    Al tuo rientro aspetto il contributo per i blog didattici che mi hai promesso!!!

    baciotti
    sorellina:)

    RispondiElimina
  15. Le darei anche qualche scapellotto, ma sono impedito dagli insegnamenti di mia madre.
    Faro' di tutto per mantenere la promessa.
    Vale

    RispondiElimina
  16. Hai ragione, Pier, per lo scappellotto,...ma la tenerezza è più forte!!!

    RispondiElimina
  17. Annarita, in fondoin fondo sono un sk dal cuore tenero.
    Vale

    RispondiElimina
  18. From Bari
    Anche a te Stella.
    Nel mio italico peregrinare il sk ha colpito di nuovo...
    Vale

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.